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Analisi performance Spagna

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spanish-flag2.jpgNell’ambito della crisi della zona Euro, la Spagna è stata negli ultimi mesi posta sotto i riflettori, essendo il primo grande membro della zona a dover spiegare prevalentemente la propria “strategia d’uscita” dalla crisi dei debiti sovrani. È stato proprio il programma di supporto da 750 miliardi di Euro concordato di recente dall’Unione Europea ad aver forzato la mano del governo spagnolo, in quanto i grandi contribuenti al programma, con la Germania e Francia in testa, hanno insistito sulla necessaria adozione delle misure di austerità per riportare l’economia spagnola sui binari della prudente fiscalità.

0,,18725312,00.jpgIn pratica, il governo socialista del primo ministro Josè Luis Rodriguez Zapatero ha dovuto trovare, in brevissimo tempo, risparmi per 15 miliardi di Euro e così ha annunciato un taglio del 5% agli stipendi nel settore pubblico, con un taglio del 15% per i salari ministeriali, insieme ad altre misure importanti, come la decisione di muoversi verso la strada del rimpasto di governo, per la terza volta da quando i socialisti hanno riconquistato il potere. Questa decisione, che è stata molto sofferta per Zapatero, avrà l’effetto di ridurre il deficit nei conti statali dall’11,2% del Pil nel 2009 a poco più del 6% nel 2011. Si tratta, senza dubbio, di una notevole riduzione della spesa pubblica, ma non si può certo pensare che possa essere sufficiente senza dei cambiamenti “strutturali” importanti in settori come il mercato del lavoro. Un cittadino spagnolo su cinque, il 20,8% (contro il 19,5% del 2009) vive in condizioni di povertà, cioè con meno del 60% del reddito medio nazionale, secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale statistiche Ine. Inoltre il 30,4% delle famiglie, in sostanza una su tre, afferma di avere ”difficoltà” ad arrivare alla fine del mese, un dato pure questo in aumento. Il reddito medio è stato di 25.732 euro, in calo del 2,9% rispetto 2009. La disoccupazione registrata in Spagna negli ultimi anni ha avuto un trend crescente dall’8% al 20,5%, un record europeo, dove i cittadini senza lavoro formano un esercito di oltre 4 milioni di persone.

euro2.jpgLa situazione spagnola, insieme a quella di altri Paesi analoghi, è stata provocata dal trasferimento di capitali nell’ultimo decennio verso i Paesi Europei ad alta crescita, lasciandoli sovra indebitati e non più competitivi. Ora, la necessità di praticare l’austerità nei conti statali è ulteriormente peggiorata dall’attuale trend verso la deflazione; i dati sull’inflazione in Spagna hanno segnato -0,1% nel mese di aprile rispetto allo stesso mese del 2009, il primo dato negativo annuale dal 1986.

Nonostante le assicurazioni dell’Unione Europea che non vi saranno dei default nella zona Euro, sarà proprio questa deflazione a rendere sempre più probabile una “ristrutturazione” del debito sovrano; occorre qui ricordare che la deflazione ha l’effetto di aumentare il livello reale dell’indebitamento.

Questa situazione si riflette in modo problematico sul mercato dei titoli di Stato, dove recentemente il Tesoro spagnolo ha dovuto ridurre la quantità di un’emissione di breve durata a causa della carente richiesta da parte degli investitori. Nel Paese iberico è stata interamente sottoscritta un’asta di titoli di stato da 3,5 miliardi di Euro. La Banca di Spagna, precisa che è stato venduto l’ammontare massimo preventivato di obbligazioni a tre anni – tasso medio del 2,276% – in calo rispetto al 3,3% della precedente asta del 10 giugno 2010 con la domanda, pari a 6,625 miliardi di Euro.

42-17676457.jpgResta da verificare se l’austerità in sé potrà liberare i Paesi periferici dell’Euro da questa difficile situazione; la situazione appare alquanto ardua a causa della conseguente riduzione delle prospettive per la crescita. Perfino il calo del valore dell’Euro nei confronti di altre valute estere non avrà un grande effetto sulle economie come quella spagnola, in quanto la maggior parte delle sue esportazioni sono dirette verso altri membri della zona Euro.

Il mercato azionario spagnolo, è maggiormente rappresentato dall’indice IBEX 35, l’indice è dominato da quattro titoli che contano per più del 60% dell’intero indice. Questi quattro titoli: Banco Santander (23%), Telefónica (21,5%), BBVA (11,5%) e Iberdrola (8,5%), consistono in due banche e due utility e offrono un “mix” di esposizione difensiva (le utility) e pro-ciclica (le banche). Dato che il settore bancario conta per quasi il 40% del totale nell’indice IBEX 35, l’evoluzione che potrebbe favor ire il progresso dell’indice si basa necessariamente sulla ripresa economica, abbinata al ritorno di una moderata inflazione; al contrario, la deflazione potrebbe creare un aumento delle sofferenze a causa del conseguente incremento del livello reale di indebitamento.

A livello tecnico, la recente discesa del mercato sotto i 9.500 punti ha decretato un mercato orso. il livello di 9.000 è un supporto importante nel medio termine, la cui violazione potrebbe portare a un successivo ridimensionamento delle quotazioni (verso i minimi di ottobre 2008), mentre il superamento di 10.800 segnalerebbe un ritorno all’ottimismo al mercato.

Scritto: da LuisB


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